L' ALTA VIA DELL' ADAMELLO


ADAMELLO


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Presentazione

PUNTO DI PARTENZA: Rif. G. Rosa

PUNTO DI ARRIVO: Rif. Garibaldi

DISLIVELLO: in salita 3435 m ; in discesa 3206 m

TEMPO MEDIO DI PERCORRENZA: 24,15 h divise in 5 tappe

DIFFICOLTA': escursione di media difficoltà

Dedicata al suo ideatore e realizzatore Renato Floreancich, singolare figura di escursionista, recentemente scomparso, che in decenni di attività ha visitato e divulgato le montagne bresciane, questo lungo itinerario, conosciuto anche con 1' appellativo di "sentiero n 1", attraversa e visita tutte le vallate del settore occidentale del gruppo dell'Adamello scoprendone le caratteristiche paesaggistiche, naturalistiche e storiche. Movendo da uno dei due rifugi posti all'estremità dell'itinerario, il Rif. G. Rosa, oppure il Rif. Garibaldi, si può percorrere il sentiero nel senso Sud-Nord oppure viceversa godendo comunque per i superbi contrasti dei diversi ambienti. Noi abbiamo preferito descrivere l'itinerario nel senso Sud-Nord perche ci ha dato la sensazione di percorrere quasi una via di salita consentendoci inoltre un graduale avvicinamento alla pi bella montagna del gruppo: il M . Adamello appunto. Frazionando il percorso in pi tappe l'Alta Via dell'Adamello non risulta essere affatto faticosa, inoltre poiché non presenta tratti particolarmente difficili (i pi impervi sono stati attrezzati con funi) alla portata di ogni discreto escursionista. Uno spezzone di corda di 25 m ed una piccozza corredano sufficientemente I'usuale attrezzatura escursionista.


1 giorno


La Valle Adamè


DAL RIF. G. ROSA AL RIF. MARIA E FRANCO

DISLIVELLO: in salita 735 m; in discesa 516 m

TEMPO MEDIO DI PERCORRENZA: 5 h

Il Rif. Gabriele Rosa si può raggiungere il giorno precedente oppure lo stesso giorno con l'It. n. 82 o 83. La tappa lunga ed un po' monotona, agevole solo nel primo terzo quando si mantiene sulla mulattiera militare. l ripido tratto della Bocchetta Brescia, attrezzato con funi metalliche. richiede attenzione ed esposto a scariche di sassi.

Dal rif. G. Rosa (2355 m) si lascia a sinistra il lago e si prende la mulattiera militare che, sui contrafforti del Comune di Blumone, sale con comodi tornanti per le pietraie di un ampio vallone, accosta alle ripide rocce del versante settentrionale del Cornone di Blumone ed alla fine raggiunge a sinistra (talvolta su neve) il Passo di Blumone (2633 m; 0,45 h). Dal Passo, seguendo l'evidente segnaletica, si continua verso Nord lungo i fianchi orientali di Cima Lajone e, lasciato sulla destra il sentiero n. 27 per il Casinello di Blumone, si perde gradualmente quota. Scavalcata l'ampia sella tra Cima Lajone c lo scoglio di Lajone si continua ancora verso Nord su pietraie fino a raggiungere il crestone che a Est digrada dal M. Listino, dove numerosi sono i ruderi di fortificazioni e ridotte militari. Si a quota 2540 m, in privilegiata posizione panoramica sulla val di Leno; si lascia a destra il sentiero n. 32 che sulla traccia di una ben conservata mulattiera militare scende al Passo del Termine, per percorrere sempre con direzione Nord la vasta distesa. Perdendo gradualmente quota tra rocce intervallate a strisce erbose ci si porta alla base dello sperone orientale della Rossola di Predona, incontrando poco prima provvidenziali sorgenti (2260 m; 1.45-2,3(1 h). Aggirato lo sperone si prosegue per una raccolta conca da cui si sale ad un intaglio (erroneamente indicato, con una scritta in vernice su una pietra, come Passo della Rossola) da cui ci si affaccia alla vasta conca del Gellino o di Predona (2300 m). Davanti a noi si erge la bastionata rocciosa del M. Re di Castello che chiude a settentrione la conca; alla sua sinistra, confusa sulla costiera congiungente la Cima Dernal con la Cima del Gellino, si apre la impervia Bocchetta Brescia. In direzione di questa si scende per un pensile sentiero che poco dopo si perde sulle pietraie; facendo allora molta attenzione ai segnavia (in questo tratto a tutto il 1990- assai scarsi) si guadagna quota, quindi, superato un avvallamento, si prosegue verso Nord senza deviazioni raggiungendo alla fine le pietraie alla base della Bocchetta Brescia (tra queste pietraie stato ricavato, sotto un enorme masso, un ricovero di fortuna che indicato con un pronunciato ometto di sassi sormontato da canne in ferro; esso e posto circa 30 m a destra di un grosso masso contrassegnato da vernice bianca). la parete di. accesso alla Bocchetta ripida. ma agevolata per tutta la sua lunghezza da funi metalliche; si faccia particolare attenzione, verso la sommità, a non smuovere le pietre pericolanti. Raggiunta la Bocchetta Brescia (2717m; 2-4,30 h) ci si affaccia alla Valle di Dois, alla cui testata, posto nei pressi del Passo Dernal, e posto il rif. Maria e Franco. Con sufficiente visibilità. anche se i pendii sottostanti fossero completamente innevati ed i segnavia nascosti non vi sono problemi nella scelta del percorso; diversamente, con nebbia, potrebbero nascere delle incertezze; in tal caso dapprima perdere quota in direzione N - O per una cinquantina di metri di dislivello, quindi andare decisamente verso Nord continuando a perdere quota, da ultimo, assecondando l' andamento del terreno, nuovamente verso N - O fino a raggiungere il rifugio (2574 m; 0,30-5 h)


2 giorno


al passo di Premassone


DAL RIF. MARIA E FRANCO AI RIF. C.A.I. LISSONE

D1SLIVELLO: in salita 320 m ; in discesa 846 m

TEMPO MEDIO DI PERCORRENZA: 4,30 h

Si tratta di una delle tappe pi suggestive dell' intero percorso anche se un po' impegnativa (i passaggi pi impervi sono tuttavia attrezzati con funi metalliche). Magnifico il tratto che percorre la cresta d' Ignaga dove un aereo sentiero militare ben conservato ci consente un colpo d'occhio eccezionale sul M. Carè Alto.

Dal rif. Maria e Franco si valica il vicino Passo Dernal e si scende per le pietraie del costolone che chiude a sinistra la val Ghirlanda dov' il piccolo Lago Dernal. Si lascia sulla sinistra il sentiero n. 33 che conduce al lago d'Arno per scendere a destra all'emissario del piccolo laghetto 2478 m. Dalla parte opposta si risale un breve tratto quindi si prosegue con continui saliscendi in direzione N-E attraversando le pietraie della vasta conca del M Re di Castello (dopo improvvise nevicate il sentiero, nonostante ricalchi la traccia di una ben conservata mulattiera militare, potrebbe diventare di difficile individuazione) finché si perviene ad un bivio nei pressi della frastagliata cresta della Sega d'Arno (poco pi sopra si apre il caratteristico Passo del Gatto). Si lascia alle spalle il sentiero che sale in direzione del M. Re di Castello per proseguire verso Nord per l'aereo sentiero, che sospeso sulla conca del Lago d'Arno, costeggia la Sega d'Arno (all' inizio, un passaggio pi esposto, facilitato da una catena), e raggiunge il Passo di Campo (2288 m; l h) (poco prima del passo con una breve deviazione si possono visitare i numerosi trinceramenti della Grande Guerra). Dal Passo si percorre a mezza costa lo scosceso versante orientale del Corno della Vecchia fino a raggiungere il salto della Cascata d' Avolo, dove corde fisse facilitano il passaggio. Oltre la cascata il sentiero, superato un tratto scosceso e pi riposanti dossi erbosi, approda al delizioso Lago d'Avolo 2393 m, raccolto alla base del versante orientale del M. Campellio e di quello rovinoso meridionale del M. Marosso. Da qui la vista particolarmente felice sulla sottostante conca del l. di Campo che occhieggia tra il verde, molto pi in basso. Si aggira il lago d'Avolo rimanendo sul filo della morena che lo sbarra a S-E per poi rimontare la ripida ganda che ad duce alla sella del Passo d'Avolo (2556 m; 1,10-2,10 h). Si sale lungo la mulattiera militare un breve tratto della cresta meridionale del M. Marosso, quindi si va in leggera discesa lungo il suo versante sud-orientale finché, dopo una breve risalita, si tocca il Passo Ignaga con ruderi di ridotte e fortificazioni militari (2525 m; 0,20-2,30 h). Dal passo, eccezionale balconata da una parte sulla VaI di Fumo e dall'altra sulla VaI Saviore, si continua per il sentiero militare, a tratti fiancheggiato da muri di pietre, che si tiene prevalentemente sul versante settentrionale della Cresta d'ignaga superando anche un esposto tratto attrezzato con funi. Al sentiero militare ne segue un altro di recente costruzione, che continua a mezza costa per l'esposto versante occidentale del M. Ignaga aggirandone le numerose erbose nervature. Un breve tratto roccioso lo scende aiutandosi con una corda fissa dopodiché si raggiunge il filo di una pronunciata dorsale assai panoramica sulla val Adamè e ormai in vista del rif. C.A.I. Lissone che sorge all'imbocco di questa. Dopo aver disceso un ripido tratto su rocce lisciate (corde fisse) ed attraversato un canale franoso il sentiero prosegue orizzontalmente in direzione del Rifugio passando tra canali e ripide rocce (corde fisse) finché alla fine s'immette sulla larga stradina che in pochi minuti consente di raggiungere agevolmente il rif. C.A.I. Lissone (2017 m; 2-4,30 h).


3 giorno


DAL RIF. C.A.I. LISSONE AL RIF. PRUDENZINI

DISLIVELLO: in salita 758 m; in discesa 55O m

TEMPO MEDIO DI PERCORRENZA: 4,45 h

La risalita del "Coster di destra" delta Vai Adamè piuttosto faticosa; tuttavia una volta raggiunto il Passo Poia ci si ripaga con un pregevole panorama. Oltre il Passo Poia, sul versante della val Salarno, un nevaietto potrebbe creare problemi se di neve dura o ghiacciata. Utile la piccozza.

Dal rif. CAI Lissone (2017 m) si attraversa il torrente Poia dell'Adamè e si continua per il pianeggiante fondovalle. lasciata sulla sinistra la vicina Malga Adamè (2002 m) si continua per il comodo sentiero talvolta tra pietraie e tratti paludosi fino alle due minuscole malghette (Baite Nuove 2107 m) da dove a destra si staccano i sentieri n. 30 e n. 36. Il sentiero n. 1 continua per il comodo fondovalle costeggiando il torrente finch raggiunge la vasta distesa di grossi massi sotto uno dei quali (Coc del Manzoler) era ricavato un misero ricovero per mandriani e pastori (2130 m; 1 h). Si abbandona il fondovalle per risalire a sinistra su terreno erboso la ripida fiancata della vallata che solo qui si lascia espugnare. Si segue una specie di canale che, man mano si sale, si restringe e diventa sempre pi ripido. Superata una strozzatura il terreno si apre, ma ancora per un breve tratto rimane ripido finch si tocca la ganda del "Coster". Seguendo i numerosi segnali tracciati sui blocchi si attraversa l'accidentato ripiano in direzione del Passo Poia che si apre evidente tra le Cime di Frampola (a Sud) e quelle di Poia (a Nord) (sulla carta I.G.M. 1/50.000 f.58. M..Adamello, la Cima Frampola non viene citata e al suo posto indicata la Cima di Poia. Sulla carta I.G.M. 1/25.000 f.20, M. Adamello, le due cime invece sono collocate nel loro giusto ordine). Dapprima si accosta alla base dello sperone sud-orientale della Cima Settentrionale di Frampola, per poi prendere il canale detritico che porta al Passo Poia (2775 m) (secondo la carta I.G.M. 1/50.000 f. 58), oppure (2810 m) (secondo la carta I.G.M. 1/25.000 f. 20) (2,15-3,15 h). Uno sguardo alla cupola del M. Adamello e alle belle pareti granitiche della VaI Salarno, quindi gi direttamente puntando al "Coster di sinistra" della val Salarno. Si attraversa un nevaietto che potrebbe creare qualche problema se di neve dura o ghiaccio quindi si continua su terreno gandoso sino a portarsi sull'orlo del "Coster" da dove sulla traccia del sentiero ora pi marcata si scende per un ripido canale che sbocca sulla verdeggiante piana del fondovalle. Si piega a sinistra, ed attraversata tutta la piana, ci si porta all'estremità opposta dove sorge il rif. Prudenzini (2225 m; 1,304,45 h).


4 giorno


DAL RIF. PRUDENZINI AL RIF. S. GNUTTI E DA QUESTO AL RIF. TONOLINI

DISLIVELLO: in salita 593m; in discesa 652m

TEMPO MEDIO DI PERCORRENZA: 5,30 h

E' una tappa un po' ripetitiva di quella precedente. ll percorso un p disagevole perché si tiene su una ganda di grossi blocchi che richiedono equilibrio ed attenzione. Anche il canalino subito dopo il Passo Miller impervio e sdrucciolevole. Anziché far sosta al rif. Gnutti si  preferisce raggiungere nella stessa giornata il rif. Tonolini posto sull' itinerario della quinta tappa, per accorciare la lunga tappa del giorno successivo.

Dal rif. Prudenzini (2225 m), si sale a monte di questo, sulla traccia del sentiero che percorre la rovinosa fiancata destra della valle. Attraversati gli sfasciumi di una recente frana si continua per blocchi e cenge erbose fino a guadagnare l'orlo del "Coster di destra", su cui spicca la piramidale sagoma della Cima Prudenzini. Si traversa obliquamente e senza difficoltà il ripiano del "Coster" puntando in direzione N-O alla base dello sperone sud- orientale della Cima Prudenzini. Aggiratala si seguono i segnavia che come un filo d'Arianna, ci indicano la sicura strada nel dedalo degli enormi blocchi che precedono il canalone di accesso al Passo Miller. Questo si raggiunge dopo un ultimo tratto su terreno ripido ed in parte erboso (2818 m; 2h). Dall' intaglio si scende sulla val Miller inizialmente per un canale detritico ed impervio, quindi per la successiva ganda del vallone compreso tra lo sperone N-N-O del C.no di Macesso e quello N-O della Cima Prudenzini. Pi sotto si accosta allo sperone della Cima Prudenzini, quindi usciti dal canale, si continua su terreno pi agevole. Attraversato, alla fine, il torrente Remulo si punta al Lago Miller e costeggiatane, su comodo sentiero, la sponda settentrionale, si perviene al Rifugio, posto nei pressi della diga del lago (2166 m; 1,30-3,30 h ).Dal rif. Gnutti (2166 m) il sentiero n. I prosegue comodamente a mezza costa lungo il ripido versante meridionale del C. no del Lago e su cenge esposte (corde fisse) si raggiunge il caratteristico Passo del Gatto (2103 tu), dopodiché prende a salire fino alle Palazzine ENEL alla diga del lago Baitone (2283 m; 1 h). Si continua in piano costeggiando la sponda orientale del vasto lago, quindi si attraversa la successiva verdeggiante conca, ed infine si vince con alcune serpentine il ripido gradino sulla cui sommità appollaiato il Rif. Tonolini (2450 m; 0,50-1,50 h).


5 giorno


il passo del gatto


DAL RIF. TONOLINI  AL RIF. GARIBALDI

DISLIVELLO: in salita 1029 m; in discesa 642 m

TEMPO MEDIO DI PERCORRENZA: 5,00 h

E' la tappa pi lunga, ma pi spettacolare per la vista che si gode sulle imponenti pareti granitiche del M. Adamello. Non presenta particolari difficoltà se non nel superamento del Passo del Premassone (corde metalliche) e lungo l' impervio canale della Bocchetta del Pantano. Dal rif. Garibaldi si può scendere a Temù in val Camonica con l' It. n. 14.

 Si lascia il simpatico rifugio (si tratta del primo rifugio costruito nel gruppo dell'Adamello) e dopo aver costeggiato la sponda orientale del vicino Lago Rotondo, il cui nome gi lo caratterizza, si prosegue in direzione Est per il vasto vallone dominato dalla massiccia Cima Plem. Si guadagna quota ora tagliando a mezza costa pendii erbosi ora passando tra grossi massi; pi in basso sulla destra si scorge il Lago Bianco, pi sopra si stacca a destra il sentiero n. 31 diretto al Passo del Cristallo; ancora poco e si mette piede sulle pietraie del Lago di Premassone. l sentiero scompare bisogna seguire fedelmente i segnavia che con sicurezza ci portano sulle sponde del Lago (2719 m). Da qui il Passo di Premassone a portata di mano e aggirato il lago, con un'ultima fatica, alternando placche lisciate a cengette erbose, se ne tocca la rocciosa sella (2847 m; 1,40-3,30 h). (Sulla carta I.G.M. l/50.000 f.n. 058, M. Adamello, il Passo Premassone non indicato; al suo posto vi il Passo Avio. ma quotato 2890 m). Una sosta d'obbligo se non altro per ammirare la strabiliante parete occidentale del M. Adamello poggiante su un' arabescata vedretta. Oltre il Passo bisogna scendere con precauzione perché le rocce sono ripide, comunque opportunamente attrezzate con corde fisse Alla fine si mette piede sulla sottostante ganda per la quale si scende direttamente fin quando si tocca una specie di terrazzo erboso. Da qui si continua in discesa poggiando a sinistra finché si tocca la sponda del Lago del Pantano, nei pressi della diga (2379 m; 1 ,30-5 h). Si attraversa la diga e, all' estremità opposta, lasciate le case dei guardiani, si riprende a salire su dossi erbosi in direzione della Bocchetta del Pantano (detta anche "del Lunedì), piccolo intaglio sulla cresta ovest del M. Adamello che separa la conca del Pantano da quella del Venerocolo. Un ripido canale consente di raggiungere l' intaglio (2650 m; 1-6 h), da qui si ridiscende lungo il versante opposto per un altrettanto ripido e incassato canale. Si prosegue per la morena della Vedretta del Venerocolo in direzione Nord finché attraversate le acque, talvolta impetuose, del torrente che origina da questa vedretta, si aggira l'alta morena di contenimento della stessa fino a raggiungere il Passo Venerocolo. Per la successiva lunga e sinuosa diga infine ci si porta al rif. Garibaldi (2553 m) nei cui pressi stata posta un targa a ricordo di R.FIoreancich, ideatore c realizzatore dell' Alta Via dell'Adamello (2548 m; 0,30-6,30 h). Qui finisce questo bellissimo itinerario.



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